Certe notti il respiro
addormentato
fa un male cane e il sogno
m’irride.
Cerco tra il ricordo e il
dormiveglia
il fuoco di anni
incendiati all’ombra.
-di sussurri labbra contro labbra
-di mani avvinghiate all’urlo al cielo
-di ombre cinesi appagate tra il lino
-di fiati spezzati ricuciti nello spasmo
È un sogno? Eppure l’edera
sospira.
Così gli scuri di fronte -chiusi
da anni-
paiono pallide vedovelle
inconsolabili
murate con le loro lacrime
nel cemento
la sensazione claustrofobica
m’avvince.
Se non fosse che il
crepuscolo è annegato
in un riflesso sangue che
ferisce gli occhi
penserei a una giovane
brezza birichina
tanto che il sogno pare
vivere nonostante.
Nel silenzio gli amori si
negano alla calle
la gatta e il gabbiano
ballano ebbri di luna.
Irreale coppia allo
sguardo marinaio, ché
il primo vino sa di
strambate e poco pesce.
Sorrido, forse non sto
sognando.
Forse, ma fa un male cane.
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