Provarci ancora? Come no.
L’alieno che è in me scalpita.
Intanto il mare se ne
frega dei tuoi piccoli relitti di vita
abbandonati sulla rena e
li porta a spasso per il mondo
recita a soggetto e
insegue gli umori di una Luna isterica
E’ follia? Come no. La
plastica affoga comunque, sai.
Ho il voltastomaco, ma gli
anni paiono non registrare
questa ansia, queste
ferite che ciclicamente s’aprono
e si richiudono come
bivalve impazzite spiaggiate, oggi.
(parrebbe saggio fottersene una volta per tutte e
burlare
il tempo che scorre inesorabile e incontentabile tra
le dita)
La vita fugge. Comunque.
Stringi il pugno, niente tra le dita.
Intanto la calle mi
fagocita i pensieri, nonostante la mente
sia abbarbicata ai ricordi
e distrattamente coltiva farfalle
da liberare prima che
primavera giunga -madre distratta-
Ci proverò. Così il
bambino che scalpita e urla dentro me
sprona quel che rimane del
mio coraggio e dell’amore, ma
andrò a recuperare resti
di volontà tra l’ignavia e il cuore.
(parrebbe saggio fottersene una volta per tutte e
burlare
il tempo che scorre inesorabile e incontentabile tra
le dita)
La prima farfalla la
chiamerò Follia. E volerò ancora, vedrai.
Non fosse che la vita fugge.
Intanto.
È follia.
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