È difficile
rassomigliarsi allora, e ancora
quando l’ultimo dei tuoi respiri
s’è perso nella sala degli specchi.
Quella macchia
lilla laggiù
-delicata
voglia di tenerezza-
scolora il cotto
dei mattoni
giallo veleno asfalta
le vene.
È difficile
riconoscersi allora, e ancora
quando riflesse le ultime piume
le ali ripiegate irridono il volo.
Il rosso-mattone
affoga stasera
-anche il rospo
gracida nervoso-
è l’attesa del
tuono che fagocita
remote paure e
timori ancestrali?
(ho risposte
disattese)
Non mi rassomiglio,
non così.
La Zingara
credeva fossi forte
ma no, ho solo guardato
dritto
-negli occhi- la
vita e la morte.
Poi il tunnel, la
volta di specchi
la paura senza
ali e senza fiato,
il ratto salta
la riva dove fugge?
La Zingara
gioca a rimpiattino.
(ho domande
impellenti)
Quella
tenerezza lilla laggiù
mi guarda e sorride,
c’è spazio
nelle tasche
insolenti dei jeans
tu lo sai, il
glicine non morirà.
Ma il muro è oltre
il cancello
il rospo
brontola cupo -piano-
mentre piove brucia
la lacrima
è lava inattesa,
l’età è derisa.
È difficile
rassomigliarsi allora, e ancora
quando l’ultimo dei tuoi respiri
s’è perso nella sala degli specchi.
No, non è
facile rassomigliarsi.
Dopo.
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