È grigio stamane -dovrei
dolermene-
ma il sole di
Marzo è illusoria esca
bugiardo marinaio
di stantie parole
d’angiporto
-assonnato e irriverente-
La calle è sospesa
-la cuna di canapo-
un silenzio ovattato
stranisce le attese
e ogni rigurgito
d’ansia e di memoria
rimane domanda
irrisolta allo sterno.
Attendo il guizzo
d’argento nel canale
-liquido acciaio,
bigio come i pensieri-
lo specchio
affumicato si concede, ma
rimbalzano le mie
irresolutezze -paure-
Mille falene
sfuggite al retino disperso
hanno deflorato
di porporina -oh, etere-
il bianco
asettico del foglio elettronico.
Mille Salomè -storie
discinte senza veli-
Ritardataria
rincorro -l’ultima poesia-
che adescata
dalle lusinghe del canale
si bea delle ali -fragili
specchi colorati-
gode della
bellezza d’un giorno in fieri.
Stolta -penso- se
non vedrai il domani
a cosa servirà la
tua fragile porporina?
[il retino rimasto appeso -là sul costato-
sorride tra la fionda e un raggio di sole]
È grigio stamane
-dovrei dolermene-
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