[Se non fosse
perché le settimane
scompaiono alla
vista, e le attese
presto germoglieranno
nei colori
-quasi profumi
della primavera-
sarebbe tedio lo
scrivere di notti
e giorni appuntati
sul calendario
dell’anima e mortificare
l’amore
di chi sostiene e m’accompagna
in questa avventura
da decenni.]
Lacerare il cielo è ottusa lena.
Il suo respiro è il mio, negli occhi
l’intesa di una tenerezza infinita.
Prendo fiato. Inseguendo il sogno.
Cerco artigli rossi sulle le dita, ma
ho le mani di bambino -nella
fola-
e il lupo cattivo non sanguina mai.
Non dire nulla -ho
graffiato il cielo-
e il dolore non ha fiori da poggiolo.
Sanguina.
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