crepuscolare intesa tra versi e immagini.

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sabato 6 febbraio 2016

La rosa che si credeva girasole

La rosa che si credeva girasole durò una sola estate
e quando il sole tramontò rimasero solo le stoppie
in quel campo di grano oramai senza più fiordalisi.

In quella estate sognante e torrida, avida di respiri
l’urlo di una rosa -ingannata dal suo stesso colore-
non ebbe eco, ero perso nel rimirare il mio dolore.

È il vento caldo che viene dal mare, o la coscienza
di un distacco dolce -di memoria incisa sulla pelle-
che fatica a scolorire, che rimane nonostante tutto?

Rosa, rosae, rosarum, rosis…

Declino in latino -fugaci scorie di alunno svagato-
mentre scrivo queste righe e sfoglio ad uno ad uno
i sogni, petali di quell'estate in rosso sul calendario.

Il sole tramonta, sulla rena le rose non fioriscono
i passi  della lontananza sono un soffio di libeccio.
Strano, neanche un girasole crebbe in quel sogno.

Era una rosa, ma il troppo sole dell’attesa l’appassì.
Helianthum si chiamava -così mi dissero i maestri-
Per me era una rosa, una incantevole testarda rosa. 

Rosa, rosae, rosarum, rosis…

Sorrido.

*(immagine da web)

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