“Buongiorno cara, come stai?”
“Eh, la schiena…” -lamenti-
Il lampo che attraversa i tuoi occhi
vorrebbe declamare sofferenza,
ma il sopracciglio inarcato rivela
l’ironia delle tue parole nella recita,
così il dolore si sgretola nel caffè.
“Anch’io, sai…” -sussurro-
Un attimo, due sorrisi, e il singhiozzo
improvviso di una risata malcelata
si trasforma in goccioline di caffè
a macchiare il pigiama da carcerato.
Mentre ti bacio.
Così scrivo l’amore che vivo.
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