crepuscolare intesa tra versi e immagini.

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martedì 7 febbraio 2012

Ieri, un fiocco di nuvola


L’urlo disperato di un gabbiano, forse troppo in alto e troppo solo, falciò come erba gramigna il piccolo campo di nuvole che andava rosseggiando all’Est. Fiocchi d’incredibile neve spolverarono il crespo tranquillo del blu all’orizzonte e il sole scopertosi nudo decise che non avrebbe atteso il canto del gallo. Un nuovo giorno. Una nuova stagione. La lama di luce ferì i miei occhi mentre il riflesso dorato si spezzettava in miriade di piccoli diamanti sul mare. Decisi allora che l’emozione valeva il tentativo di sollecitare la memoria ornai disusa a contenere le emozioni e le pulsioni che il cuore provava ciclicamente. Affannosa ricerca di un lapis, di un lembo di carta. Nulla. Nulla di tutto quello che sgorgava dal cuore e mi turbinava nella mente, sarebbe potuto essere annotato, scritto, tramandato. Angoscia. Il gabbiano smorzò il suo canto sgraziato producendosi in un’ardita quanto improbabile evoluzione e ammarrò poco distante. L’ultimo fiocco di nuvola planò dolcemente tra la neve che da tempo incorona il mio capo. Fu allora che decisi di violentare la memoria e scolpii nella mente il nome di quell’emozione: poesia. Sì, poesia, un banalissimo e scontato appunto nel block notes dei sentimenti, sottolineato con la matita blu dell’emozione. Ora è lì, campeggia solitario nel bianco. Lo spazio vuoto che le siede accanto attende da tempo che il fiocco di nuvola sciogliendosi porti via scolorando la neve degli antichi ricordi e le dita riprendano a inseguire il ticchettio delle parole. Lo stridio sgraziato del gabbiano ferì di nuovo il silenzio, era tornato lassù, in un cielo ormai senza nuvole. Troppo in alto, troppo solo.

Un delirio, un sogno, chissà. Forse solo il desiderio di scrivere, ma l’urlo straziante della vita che falcia come grano fuori stagione uomini inermi, senza ali, in attesa di un’alba restia a mostrare il sorriso, rimbomba nelle orecchie. Guardo il cielo. Si sta annuvolando, il gabbiano è sparito. Straccio il foglio degli appunti, la poesia si accartoccia, la memoria resetta. Troverò un altro titolo.

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