È come se lo avessi sempre saputo
-quel sapore rancido di mandorle amare
retro gusto d’afrore di violenza bestiale-
ritorna puntuale a bruciarmi la gola
nei racconti di vita raccolti per le strade
laddove il mandorlo vorrebbe essere fiore.
È come se d’improvviso la notte celasse
con pesanti coltri di Damasco gli orrori
e tu, Perla d’Oriente ormai senza lucore
stuprata, inaridita, dal ventre come pietra
negherai il fiore di una nuova primavera.
È amara impotenza che avvelena la vita.
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